Dal 1347…
di Alberto Berardi

Non sono molte le città che hanno nel loro Statuto, solennemente affermato nel 1450 dai Malatesta, che è necessario festeggiare il Carnevale. Fano ha questo privilegio. Ma esiste un altro documento del 1347, conservato nell’Archivio storico comunale, che permette di dire agli abitanti che il Carnevale di Fano è il più antico d’Italia. Un antico storico fanese, Vincenzo Nolfi, ricorda tra i divertimenti carnevaleschi la corrida con il porco, le corse ai palii, i tiri al bersaglio e il singolarissimo “gioco delle trippe”. Venendo a tempi più vicini, in una canzonetta a stampa del 1765 si parla oltre che di festini, scherzi e maschere, del “getto” che è una delle caratteristiche del Carnevale fanese, “dei confetti sparsi la via biancheggia”. Avviciniamoci ai giorni nostri, ricordando che un manifesto del 1872 informa la cittadinanza della costituzione della Società della Fortuna, antenata dell’odierno Ente Carnevalesca, e del programma dei “divertimenti carnevaleschi” dello stesso anno. Fano ha dunque, oltre che un Carnevale la cui genesi si perde nei secoli, un’organizzazione per i festeggiamenti che ha superato il secolo di vita. Una storia ed una tradizione che poche altre città in Italia e nel mondo possono vantare. Oggi il Carnevale di Fano è la più importante festa popolare delle Marche ed una delle prime in Italia con una partecipazione di oltre 100.000 persone. L’edizione invernale, anche se non tutti gli spettatori ne sono consapevoli, non è che la rivisitazione in chiave moderna dell’antico ed eterno rito del “capro espiatorio”. Il “Pupo” simboleggia l’animale sacro sul quale la comunità scaricava e forse scarica ancor oggi le colpe commesse nei giorni di licenza erotica del Carnevale. Rito che non poteva non concludersi con il rogo che divorando con le fiamme il “Pupo” purifica tutti e conclude il Carnevale. Ai corsi mascherati i grandi carri allegorici che sfilano insieme alle mascherate a piedi, bande musicali e gruppi folkloristici, interagiscono con gli spettatori sia per lo spettacolo di movimenti, coreografie e musica, sia per il “getto” di quintali e quintali di dolciumi sul pubblico che attende in grande animazione ed a mani levate quella pioggia che ha fatto definire il Carnevale di Fano il Carnevale più dolce del mondo. I carri sono veri e propri palcoscenici mobili in cui accade di tutto e che al tramonto si illuminano di mille colori grazie all’uso sapiente di luci dando luogo a visioni di grande suggestione nel classico giro della “luminaria”. La sfilata è chiusa tradizionalmente dalla “Musica Arabita”, musica arrabbiata, un singolare complesso musicale nato nel 1923 e molto imitato in Italia e all’estero. Come ha scritto Fabio Tombari, la “Musica Arabita” è una “festosa diavoleria”, un esempio vivente della genialità ed umorismo degli artigiani fanesi, quelli stessi che da sempre con sacrifici durissimi allestiscono con l’aiuto di veri artisti i grandi carri allegorici. Di essa si sono interessati scrittori e artisti: Curzio Malaparte scrisse che mai aveva udito una musica siffatta; Guido Piovene, nel suo “Viaggio in Italia”, parlò addirittura di “jazz italiano”. Certo è che basta vedere una volta i suoi strumenti ed ascoltare una volta le sue esibizioni per comprendere l’orgoglio popolare della sua origine, quello stesso orgoglio che si respira nei capannoni dove nel lungo inverno si allestiscono i carri, quello stesso orgoglio che è facile cogliere sul volto dei fanesi quando la prima domenica di Carnevale questi mostri dell’allegria vedono la luce. L’orgoglio legittimo di chi sa di far parte di una tradizione antica e di una élite ristrettissima, quella di coloro che hanno mantenuto in vita, rivestendolo di arte e cultura, un antico rito: il Carnevale, che non si celebra soltanto durante le guerre, quando cioè la morte prevale sulla vita.

(Tratto da “Open”, Periodico della “Scavolini Basket” – 1996)

Lo scopo di questo lavoro è dimostrare non solo la continuità ed il profondo radicamento del Carnevale nella città di Fano ma anche quale enorme patrimonio di idee sia stato prodotto nel corso dei secoli dall’inventiva di un intero popolo che addirittura, nel 1450,  ha previsto l’inserimento nello Statuto comunale delle regole per lo svolgimento della festa. Attraverso immagini e testi si vuole mettere il lettore in condizione di ricostruire la lunga storia della manifestazione celebrata in maniera sostanzialmente continuativa da almeno sette secoli.

Le ricerche d’archivio hanno fatto mergere circa 250 “edizioni” del Carnevale, distribuite omogeneamente in quasi tutti i secoli, a partire almeno dal Quattordicesimo. Ulteriori ricerche molto probabilmente consentirebbero di colmare le lacune tra un anno e l’altro rendendo ancora più corposa la documentazione ma non modificherebbero il dato di fondo già acquisito.

Il materiale è abbondante per il Trecento, il Quattrocento e il Cinquecento; è invece molto scarso per il Seicento per i possibili motivi esposti più avanti.

Il Settecento segna già dal suo inizio una vigorosa ripresa a livello popolare della manifestazione che nella seconda metà del secolo  è documentata nella sua veste più elitaria, col Teatro della Fortuna al centro della vita culturale della città.

Anche l’Ottocento è ricco di edizioni, nonostante sarebbe lecito pensare il contrario a causa dei grandi rivolgimenti politici che hanno interessato l’Italia e quindi anche la città di Fano.

Nel Novecento il Carnevale si svolge quasi tutti gli anni, a parte ovviamente quelli segnati dalle due guerre mondiali, con un picco molto significativo tra il 1935 e il 1939.

Completa la rassegna a partire dal 2000, con la speranza che la manifestazione possa sempre continuare negli anni a venire: sarebbe la dimostrazione che nulla può interrompere non tanto i momenti di festa, quanto il sereno svolgimento della vita della collettività, e non solo a livello locale.

 

Per quanto riguarda la parte iconografica si è fatto ricorso alla riproduzione dei documenti relativi ai secoli XIV, XV, XVI, XVII e XVIII conservati nell’Archivio Storico Comunale da cui sono stati ricavati anche i documenti dei settori  “Teatro e Spettacoli pubblici” e “Pubblica sicurezza” della fine dello stesso secolo XVIII e di quello  successivo; inoltre, sono stati riportati a partire dal 1873 numerosi articoli dei periodici locali conservati nell’Emeroteca della Biblioteca Federiciana; molto importanti i documenti emersi dall’Archivio della Diocesi di Fano, Fossombrone, Cagli e Pergola per i secoli XVIII e XIX.

Dal 1903 iniziano a comparire anche le immagini fotografiche, pochissime per la verità; bisogna aspettare gli anni Venti per trovarne in numero via via crescente; la diffusione delle macchine fotografiche dopo la Seconda guerra mondiale, con le prime foto a colori degli anni Sessanta, rende sempre più ricca e significativa la cronaca del Carnevale.

Tra i documenti riprodotti se ne trovano numerosi “fuori scala”, difficilmente maneggiabili e in condizioni non ottimali a causa di piegature, lacune, macchie, ecc.; per questo motivo alcune immagini non risultano tecnicamente perfette, anche perché è stato inevitabile trovare soluzioni di volta in volta differenti; le emozioni che possono trasmettere rendono però queste immagini almeno accettabili anche perché, grazie a loro, si può ricostruire il “piccolo mondo antico” nel quale si svolgeva la manifestazione;  e spesso se ne ricavano piacevoli sorprese.

Il merito della scoperta della massima parte delle testimonianze più antiche va a Giuseppina Boiani Tombari che in qualità di archivista ha raccolto e interpretato un gran numero di documenti, soprattutto manoscritti; la loro valorizzazione è dovuta al lungo impegno e alla passione di Alberto Berardi che per decenni ha fatto apprezzare in Italia e all’estero la storia anche moderna e contemporanea del Carnevale di Fano.

Sulla scia di queste due persone si è posto il sottoscritto che, a partire dal 2005, ha deciso di catalogare, approfondire ed ampliare la materia; allo scopo ha coordinato un gruppo di lavoro formato da:

Paolo Volpini, per le ricerche in archivio storico per i secoli XV e XVI ed in emeroteca per i secoli XIX e XX;

Luciano Poggiani, Elisa Pacifico e Paola Fulgenzi dell’Associazione naturalistica Argonauta;

Maurizio Misuriello per le riproduzioni fotografiche;

Riccardo Deli, che ha messo a disposizione il suo vasto archivio fotografico, come anche Sebastiano Cuva.

Molto gradito è stato l’incoraggiamento dell’Ente Carnevalesca e del Comune di Fano.

Un sentito ringraziamento è rivolto ai dirigenti ed al personale degli Archivi comunale, statale e diocesano di Fano per la disponibilità dimostrata in ogni occasione  e le autorizzazioni concesse.

La consistenza qualitativa e quantitativa del materiale raccolto conferma che il Carnevale è la manifestazione più importante della città di Fano non solo dal punto di vista sociale ed economico ma anche dal punto di vista culturale perché per cultura si intende il complesso di conoscenze, tradizioni, procedimenti tecnici, tipi di comportamento ecc., trasmessi e usati in maniera sistematica da un gruppo sociale, un popolo, o dall’intera umanità; per questo motivo, a buon diritto Fano vanta il prestigioso titolo di "Città del Carnevale" del quale i suoi cittadini possono andare giustamente orgogliosi.

Enrico Tosi

Gennaio 2016

 

Un Carnevale antico e radicato

Il Carnevale di Fano si è svolto in maniera praticamente ininterrotta dal quattordicesimo secolo ad oggi,  a partire almeno dal 1347, anno in cui vengono registrate le spese sostenute dal Comune per comprare l’occorrente per “El giucho de Charnevale”, cioè panni pregiati, spada, gallo ed altro per i vincitori del palio e speroni e guanti per “l’ofitiale del comuno”.

Una recente scoperta fatta da Giuseppina Boiani Tombari nell’Archivio Storico Diocesano di Fano consente però di anticipare a più di un secolo prima l’inizio della tradizione carnevalesca: si tratta di una pergamena datata 8 novembre 1231 relativa ad una controversia tra i rappresentanti della Chiesa cattedrale di Fano e la famiglia Petrucci. Nella sentenza il giudice intima ai perdenti di pagare alla Canonica una certa somma di denaro entro il “carniprivium proximum venturum” e questo dimostra che a quel tempo il Carnevale per i cittadini di Fano già era un riferimento temporale consolidato (1).

Ulteriori sorprese non vanno escluse, poiché nell’Archivio di Stato di Fano sono conservati documenti  ancora più antichi, a iniziare da una pergamena datata 11 luglio 1173.

A confermare il radicamento della manifestazione, tra i tanti si possono citare due elementi riferiti ad epoche differenti: l’esistenza del nome proprio di persona “Carnevale” più volte registrato in manoscritti del 1343, 1344 e 1348 (2); la creazione a partire dal 1871 di un organismo preposto specificamente alla sua gestione, la “Società della Fortuna per i divertimenti carnevaleschi”, la cui eredità è stata raccolta dal moderno “Ente Carnevalesca”.

(1)        Diocesi di Fano  Fossombrone Cagli Pergola,  Memoria Rerum, Quaderni di ricerca III, 2012

(2)        S.A.S.Fa., Sezione del danno dato, Libri dei Malefici dell’Archivio giudiziario, pag. 139 del 1343, pag. 28 del 1344, pag. 33, vol. 2 del 1348.

 

 

Un Carnevale "dolce e gentile"

Fano ha sempre voluto uno svolgimento “dolce e gentile” del Carnevale; non a caso la sua caratteristica peculiare è il “getto” dei dolciumi; la prima testimonianza esplicita di questa usanza risale al 1710, quando secondo il Vescovo dell’epoca le ragazze da marito  (“zitelle”) hanno cominciato a “tirar confetti à chi lor piace, et essere corteggiate”; e questo comportamento ha avuto evidentemente successo se nel 1720, tra le altre proibizioni connesse alle “attioni carnevalesche”, viene imposto il divieto di tirar confetti “ne luoghi Pii”; nel 1765 la strada addirittura ne “biancheggia”. Inoltre, in un manifesto del 1872 si ricorda che:

- "Nel gettito, detto de' coriandoli, è permesso soltanto di usare le confetture buone, quelle di Benis, ed anche di gesso; ma è strettamente vietato dì lanciare altre materie, come gesso, terra gialla o rossa, ghiaia, cenere, ed anche aranci ed altri pomi, quando questi siano scagliati in modo che possano offendere".

Fano respinge praticamente da sempre manifestazioni violente e volgari; nel XV secolo ha proibito le battaglie con le trippe degli animali macellati che si svolgevano in piazza tra i venditori ambulanti;  nel gennaio 1813  "furono Carcerati, per ordine della Polizia” “due Giovani bizzarri” che avevano fatto “una mascherata indecente …  con una cariola di sterco, anunciandosi Mercanti di Merda con Cartelli”.

Dai carri allegorici, come raccontava lo scrittore Fabio Tombari in un articolo de Il Resto del Carlino del 7/2/1967, sulla folla vengono lanciate «Tonnellate e tonnellate di dolci: cofanetti, scatole, tavolette di fondenti, paste, goloserie, gianduie, croccanti, torrone, cremini. Ogni carro è dotato di un rigurgito sopra i dieci quintali».

Anche in tempi difficili Fano ha voluto un Carnevale "dolce e  gentile”:

- "Il veglione dei fiori che ebbe luogo lunedì sera riuscì splendidamente per eleganza, per brio e animazione. Da molti anni a Fano non si vedeva qualche cosa di simile. Il teatro era tutto guernito di fiori freschi e produceva un effetto meraviglioso ed era sfolgorante di luce"  (1914);

- "La manifestazione del «Corso dei fiori» si è svolta con una grandiosità spettacolare, che ha vivacemente colpito sia i cittadini sia i forestieri, accorsi numerosi alle ore 18 nel grande viale Cavour e nelle vie adiacenti per ammirare il passaggio dei carri allegorici"  (1949).

Va inoltre citato lo stretto rapporto che l’azienda dolciaria Perugina fin dalle sue origini ha intessuto col Carnevale di Fano a cui ha fornito in particolare il suo prodotto più noto, il Bacio, lanciato a piene mani durante le sfilate. Da notare inoltre che era originario di Fano Federico Seneca (1891 – 1976) il grafico della ditta che negli anni Venti creò la tipica scatola blu con l’immagine degli innamorati abbracciati.

 

 

Un Carnevale creativo

Ogni edizione del Carnevale di Fano  è un susseguirsi di eventi creati dalla fantasia di un intero popolo che di volta in volta ha saputo trarre spunto dalla realtà per interpretarla in chiave ironica.

Per il passato remoto ci informa lo storico del Seicento Vincenzo  Nolfi secondo il quale per tutto il periodo malatestiano, terminato nel 1463, a Carnevale erano organizzate iniziative assolutamente originali,  tra cui la corrida col maiale al posto del toro, le corse degli asini, degli uomini “ignudi”  ed il citato “gioco delle trippe”.

Per il periodo più recente, ecco di seguito una rassegna delle iniziative più originali.

- “Giovedì Grasso 22 Febbraio: Mascherate su biciclette (1900);

- "grande partita di calcio in maschera" fra "tifosi prato" e i "tifosi tribuna" (1933);

- "Mille ciclisti giovedì grasso, saranno presenti alla prima manifestazione ufficiale"  (1938);

- "…  nello stesso Teatro della Fortuna si svolgerà la "Serata del dilettante", simpatica novità del programma di quest'anno" (1940);

- "... il raduno goliardico nazionale pel quale erano in arrivo ieri rappresentanze delle Università di Roma Napoli, Bologna, Padova, Camerino, Macerata, Urbino, Venezia, Pisa e Siena." (1951);

- "…  il grandioso Carnevale dell'Adriatico presenta ai suoi numerosissimi ammiratori che hanno valicato ormai da tempo i confini delle Marche, una graziosa novità: il Corso Mascherato dei Bambini" (1952);

- "... alla sfilata di imponenti e meravigliosi carri, hanno preso parte anche "Miss Italia", "Miss Cinema" "Miss Stampa", oltre alle "Miss Torino e Liguria" (1952);

- "Poi la prima carnevalata col botto, la notte di lunedì 25 al grande, tradizionale veglione in maschera, nel corso del quale è prevista battaglia per l'elezione di Miss Carnevale 1952";

- "Non sappiamo se a quel tempo le miss erano state inventate, comunque, il carro, oltre che una miss Fano, presentava anche un "Mister Fano " (1953);

- "Si è svolta domenica, sul viale Gramsci, la edizione estiva del «Corso Mascherato» del Carnevale dell'Adriatico. E' la prima volta che viene tentato un esperimento del genere" (1953);

- "La novità di quest'anno è stata la premiazione degli alunni delle scuole, elementari e secondarie che hanno presentato i migliori disegni a soggetto carnevalesco" (1958);

- “… una delle manifestazioni più riuscite e meno pubblicizzate: il concorso regionale "Fano e il suo Carnevale" riservato agli alunni delle scuole elementari. Oltre 1000 bambini hanno aderito a questa edizione” (1977).

 

 

Un Carnevale solidale

Sono frequenti nelle vecchie cronache del Carnevale gli atti concreti di solidarietà; per esempio, nel 1873 l'incasso della manifestazione, tolte le spese, fu  "erogato a beneficio dell' Asilo Infantile di Città (a cui nel giovedì grasso furono pure distribuite tante paia di scarpe ai bambini più bisognosi) e dell'altro che sta per aprirsi nel quartiere del Porto";

un anno dopo ci fu la "Estrazione di due doti di L. 50 cadauna a favore di zitelle povere della città e dei borghi, aventi l'età non minore di 15 anni, ne maggiore di 21";

nel 1887 ci fu una “tombola di lire 500 a beneficio della Cassa pensioni per gli operai inabili al lavoro”;

nel 1928  "Tombola di lire 2.500 a benefìcio della locale Società Operaia Maschile di Mutuo soccorso";

nel 1959  “ uno scopo benefico ed umanitario: la grande serata che un Comitato «Amici dell'AVIS» organizza per martedì a favore dell'Associazione in un locale al lido";

nel 1991  “una festa di beneficenza, il cui ricavato sarà devoluto alla Crocerossa e all'istituto Casa Serena di Bellocchi…”;

nel 2011, “Grazie alla lotteria raccolti oltre 46.000 euro destinati a poveri e ad associazioni”.

Le manifestazioni di solidarietà negli ultimi anni hanno trovato  sbocchi anche a livello internazionale:

“Metà del ricavato sarà devoluto in parte ad una raccolta fondi per paesi del sud-est asiatico e, in parte, all'associazione Comunità Papa Giovanni XII di Don Oreste Benzi per progetti umanitari: in Zambia, nella città di 'Ndola, saranno istituite due classi speciali private e assegnate maestre di sostegno per bimbi con difficoltà di apprendimento e disabilità, mentre in Cile, alla periferia di Santiago, sarà avviato un asilo, un

progetto-pilota per favorire le relazioni familiari e prevenire i maltrattamenti e gli abusi sui minori” (2005).

 

 

Un Carnevale “allegorico”

Con l’allegoria si riesce a raccontare la realtà, in particolare quella più complessa, in maniera semplice ed efficace; se poi si aggiungono l’ironia e la caricatura, si ottiene la “ricetta” con la quale si allestiscono i maestosi carri che oggi sfilano nei corsi mascherati del Carnevale di Fano.

Il primo documento che dimostra la presenza di carri durante il Carnevale di Fano risale al 1711; in quella occasione, come scrive il Vescovo dell’epoca, “si ammaniva una bella e sontuosa mascherata di zitelle più dell’anno passato, e senza mascara ancora, e con Carri, Musici, istromenti e huomini ancora framischiati con le dette zitelle in officio di mazzieri, schiavi neri, e bianchi”; evidentemente erano utilizzati per il divertimento carnevalesco i carri adibiti agli usi quotidiani per il trasporto di persone e cose, al contrario altri  carri, quelli molto più ricchi e sofisticati degli aristocratici, citati  in una canzonetta del 1765 in cui si parla di “cocchi” che vanno per il corso “ricchi d’oro e cristalli”.

Nel 1810  una carrozza allestita “in foggia” è la protagonista di un evento spiacevole: una donna in maschera viene investita lungo il corso in cui si svolge la mascherata.

In varie edizioni del Carnevale di fine Ottocento, a partire dal 1873, le carrozze sono utilizzate per trasportare le maschere e appaiono via via sempre più complesse; nel 1898  sono presenti ben “sette tra carri allegorici e carrozze mascherate insieme col concerto, che girarono dalle 15 alle 18, gettando mazzetti, carta e confettacci; un carro rappresentava un grosso elefante con la sua torre”;  altri carri sono in forma di “una enorme pipa”  e di   “un bel cesto di fiori dal quale mantenevano il getto una margherita ed una viola del pensiero”; c’è da aggiungere che a queste sfilate carnevalesche cominciano a partecipare anche carrozze provenienti da lontano, prima da Pesaro e poi anche da Senigallia.

Nel 1903 sfila lungo il corso principale un “corteo formato da parecchie carrozze recanti anche utensili di casa”; la notizia è interessante perché a questa data si può far risalire una intenzione allegorica nell’allestimento delle carrozze.  Sempre nel 1903 è presente “Il Cigno”, un carro di cui esiste anche l’immagine fotografica, la prima in assoluto del Carnevale di Fano.

Lo sviluppo maggiore dei carri allegorici si ha a partire dalla metà degli anni Venti del Novecento, come documentano le immagini fotografiche sempre più numerose fino al 1939, quando lo scoppio della guerra mondiale costringe a pensare a ben altro e rinvia al 1947 le prime timide manifestazioni carnevalesche suggerite dalla voglia di rinascere. Per sottolineare l’importanza rivestita dai carri allegorici nella storia e nello sviluppo del Carnevale di Fano, si riporta un articolo tratto da una rivista del 1976 ma ancora attuale.

Quando escono dai capannoni alla luce del sole, enormi, sgargianti, animati da meccanismi segreti, i carri allegorici sono uno spettacolo affascinante che sempre stupisce per il gioco perfetto di equilibri improbabili e per la lussuosa coreografia. Guardandoli viene spontaneo chiedersi come sono nati, quale mano gigante abbia potuto plasmare quei pupi enormi, quelle faccione rubiconde e la meraviglia aumenta sapendo che gli artefici di questo "miracolo" sono uomini normali, artigiani che si tramandano da anni la tradizione di questo mestiere antico quanto faticoso.

Una volta costruire un carro allegorico era un'operazione circondata dal segreto più assoluto; guai se si scopriva un collega spiare attraverso le fessure dei capannoni, guai se si verificava una fuga di notizie prima del giorno fatidico. Era una questione di orgoglio e di prestigio e tutti, compreso il pubblico curioso, rispettavano tacitamente questo segreto.

Oggi non è più così: le porte dei capannoni sono solo socchiuse e se gli artigiani hanno conservato un'orgogliosa gelosia delle proprie creature, chiunque può entrare ed assistere al miracolo della nascita di un carro allegorico.”

Tratto da: Il Marchigiano n. 172 del 26/2/1976    

 

 

Un Carnevale apprezzato

A livello locale non mancano le lamentele per una presunta scarsa attenzione dei mezzi di informazione nazionali nei confronti del Carnevale di Fano. In effetti, recenti verifiche hanno dimostrato che la manifestazione è molto meno conosciuta rispetto ad altre che hanno saputo meglio sfruttare le tecniche di comunicazione di massa.  Questo però non vuol dire che non sia apprezzata; gli alti indici di gradimento registrati ogni volta che i mezzi di comunicazione  se ne sono occupati dimostrano che il Carnevale di Fano ha  tutte le carte in regola per essere considerato tra i primi in assoluto e non solo in Italia.

Ecco alcuni esempi significativi della sua apprezzata presenza in importanti trasmissioni radio televisive.

- “non sono mancati operatori della Televisione  e dei cinegiornali che hanno ripreso la sfilata delle mastodontiche creazioni di cartapesta” (1959);

- "I radiocronisti Nando Martellini e Sergio Giubilo trasmettevano da par loro l'avvicendarsi dei gruppi folcloristici e dei carri e alla descrizione italiana si aggiungeva quella in tedesco e in francese”  (1961);

- "Il Carnevale di Fano "in diretta" trasmesso dalla radio croata"  (1971);

- “La 3.a rete della Rai, dalle 15 alle 15,45 trasmetterà in diretta in tutta Italia la bella manifestazione (1983);

- "Ottimo ambasciatore televisivo del Carnevale di Fano è stata domenica la mascherata dell'Istituto magistrale «Carducci», dal titolo «L'inferno di Dante» che ha partecipato alla trasmissione «Chi tiriamo in ballo» di Gigi Sabani” (1988);

- “Alle 17,13, nel momento culminante, collegamento con Domenica In per 6 minuti, una "promozione" notevole ed efficace per il Carnevale fanese ” (1992);

- “…il battage pubblicitario che questa volta si è fatto notare sui principali mezzi di informazione del paese” (1999);

- “Nei giorni scorsi testate come il Tg5, Radio 24, Studio Aperto, RaiNews24, Tg2 Viaggiare e Sat 2000 si sono occupati della  manifestazione. Fra la carta stampata spiccano Plein Air, Famiglia Cristiana, La macchina del Tempo, Buon Gusto e altre.” - (2004);

- Le televisioni e radio nazionali che hanno seguito il Carnevale di Fano 2014 sono state oltre alle già citate Sereno Variabile di Rai 2 e Rtl 102.5, Uno Mattina Verde, Tg2 Eat Parade e La Notte di Radio 1.

Da non dimenticare le testate cartacee nazionali come il Corriere della Sera, Il Tempo, QN, L’Unità, Touring, Bell’Italia e molti altri, i siti di informazione nazionali come Libero, Il Sole 24ore Tg com24.

Senza dimenticare il grande contributo offerto, come sempre, da tutte le testate giornalistiche locali e la presenza costante di una troupe del Tg3 Marche che oramai da alcuni anni sta seguendo la manifestazione come mai aveva fatto prima. (2014).

Da sottolineare poi il fatto che, come implicito apprezzamento della valenza culturale della manifestazione, per due anni (2003 e 2004) a organizzare e dirigere il Carnevale di Fano è stato il premio Nobel per la letteratura Dario Fo.

 

 

Il Pupo

Il Carnevale di Fano non ha una sua maschera tipica; ha il “Pupo” che di volta in volta assume le sembianze di un personaggio salito alla ribalta della cronaca a livello locale, nazionale o internazionale, magari anticipando le grandi trasformazioni della società; è il caso per esempio dello “Sciatore” (anni Trenta, le prime vacanze sulla neve) o del  “Villico in Lambretta”  (1952, avvio della motorizzazione di massa); ma può esser  il sempliciotto del paese, il politico, il campione dello sport o addirittura il presidente degli Stati Uniti.

Secondo una interessante interpretazione, il Pupo simboleggia “l'animale sacro sul quale la comunità scaricava e forse scarica anche oggi tutte le colpe collettive ed individuali commesse nel corso dell'anno e particolarmente nei giorni di licenza erotica e gastronomica del Carnevale ed i carri allegorici che lo seguono non sono altro che la riproposizione delle carrette sulle quali gli officianti e gli addetti si recavano all'altare.

Il tutto non poteva non concludersi infatti con il Rogo che anche oggi viene effettuato nella Piazza centrale in mezzo al popolo festante al termine del Carnevale” (Alberto Berardi, in  Corriere Adriatico del 24/2/1985).

Tra i tanti Pupi merita particolare attenzione il “Vulon”, cioè il personaggio vanitoso, arrogante e magari anche un po’ prepotente che ognuno può riconoscere nella propria cerchia di conoscenti. Per conoscere la probabile genesi del “Vulon” si riporta quanto segue.

 

Nous voulons … El Vulon 

Di Giuditta Giardini

… C'erano una volta (1805-1814) i francesi in Italia che razziavano opere d'arte e imponevano leggi (Code Napoleon) di cui ancora oggi portiamo traccia. Una delle figure più invise al popolo italiano era, si capisce, il banditore di editti, simpatico come Equitalia alla porta, che arrivava, con quel grandeur d'oltralpe, nel centro delle piazza per declamare leggi e decreti appena emanati.

L'Assemblée Nationale a décrété, et nous VOULONS et nous ordonnons ce qui suit  (deux points e vai con la tassa). Spremuti di ogni centesimo, l'unica cosa che restava ai nostri antenati era l'ironia e cominciarono così a farsi beffe de el Vulòn di turno. Più tardi il nome passò a designare ogni personaggio che ostentasse manie di grandezze alla francese, come i ricconi di città. Infine nel 1951, el Vulon venne identificato ne el Pup, simbolo del Carnevale, che, come capro espiatorio, ogni martedì grasso viene arso in quella stessa piazza in cui aveva annunciato leggi e decreti 

 

TESTO TRATTO DA http://www.lavalledelmetauro.it/contenuti/carnevale-feste-tradizioni-lavoro/scheda/7059.html