L'eremo di Fonte Avellana e il Monte Catria

Risalendo la valle del Cesano e lasciate alle spalle le colline di Pergola e Sassoferrato , si giunge ai piedi del Monte Catria, il cui versante orientale racchiude una conca avvolta da ampie faggete intorno alle quali si aprono i pascoli e i campi che circondano lo splendido complesso dell’abbazia camaldolese di Santa Croce, ricordata da Dante nell’XXI Canto del Paradiso. 
Al posto delle originarie celle (si trattava capanne) sparse attorno ad una cappella, sorsero a partire dall’XI secolo numerosi edifici in pietra tra cui il chiostro, la chiesa con cripta, la sala del Capitolo, lo splendido scriptorium, le celle dei monaci, la foresteria e la Biblioteca, nobili e austeri ambienti che si stringono attorno alla massiccia torre campanaria ed ospitano ancor oggi i monaci camaldolesi. Sotto la guida di San Pier Damiani, arrivato nel 1035, le diverse celle sparse vennero ricondotte sotto un’unica regole in grado di conciliare le aspirazioni alla vita eremitica con i vantaggi della vita conventuale, ma anche culturale. 

Alla fine del XV secolo con il Cardinale Giuliano Della Rovere, futuro Papa Giulio II , il complesso fu ampliato e ristrutturato, raddoppiando il numero delle celle dei monaci, alzando di un piano la fabbrica e praticando finestre simmetriche lungo i muri di cortina. Oggi il complesso è composto da un ampio piazzale che dà accesso alla chiesa dalla pianta a croce latina coperta da volte a botte a sesto acuto, con presbiterio sopraelevato sulla cripta dell’XI secolo; si tratta della parte più antica del complesso architettonico, insieme al chiostro e allo scriptorium risalente al XIII secolo, un ambiente di rara armonia nei volumi, che si protende a sud, distaccandosi aereo dal corpo del monastero. Qui gli amanuensi, utilizzando la luce solare per tutta la giornata, grazie alla fitta e alta serie di ampie monofore che si aprono nella volta a botte dell’edificio, ricopiavano gli antichi manoscritti arricchendoli di artistiche miniature. 

Tra i pregevoli volumi ancora conservati spicca il Codice NN dell’XI secolo, primo breviario della comunità avellanita e prezioso documento dell’evoluzione delle notazioni musicali. La prestigiosa Biblioteca “Dante Alighieri”, ricca di oltre 10.000 volumi, tra cui i preziosi codici miniati e antichi libri sacri, assieme alle numerose iniziative promosse dai monaci camaldolesi, mantiene ancora oggi una significativa funzione di faro spirituale. Dal 2007 anche il Giardino Botanico del monastero è aperto al pubblico. 

testo tratto da http://www.turismo.marche.it/Turismi/Spiritualit%C3%A0-Sentieri-e-luoghi-della-fede/Leremo-di-Fonte-Avellana-e-il-Monte-Catria/C1/4/C2/99