Duomo e Oratorio della Grotta

La Basilica Cattedrale è situata nel lato destro di piazza Duca Federico, di fianco a Palazzo Ducale. Nel 1021 il titolo di Cattedrale viene trasferito dalla chiesa suburbana di S. Sergio a quella dedicata alla Vergine Assunta, S. Maria del Castello, riconsacrata, dopo un probabile ampliamento, dal vescovo Mainardo nel 1066. Negli anni 1474-1488, la Cattedrale di forme romanico-gotiche viene ricostruita dalle fondamenta, su disegno del senese Francesco di Giorgio Martini (1439-1501), secondo semplici ed eleganti moduli rinascimentali, ma completata solo tra il 1604 e il 1607, con la cupola ottagonale disegnata dall’urbinate Muzio Oddi (1539-1639) attendendosi al progetto martiniano.

L’edificio, danneggiato notevolmente dal terremoto del 1789, è ristrutturato da Giuseppe Valadier (1762-1839), che lo rinnova in stile neoclassico. La facciata assume l’attuale volto palladiano su disegno di Camillo Morigia (1743-1795) che progetta l’aggiunta delle statue, eseguite da Giovan Battista Monti: Fede, Speranza, Carità nel timpano, S. Agostino e S. Giovanni Crisostomo, ai lati ester- ni, S. Crescentino patrono della città, a sinistra della scalinata, Beato Mainardo, a destra della stessa.

La scritta STUDIORUM UNIVERSITATI FASTIGIUM ricorda il contributo dell’Università per il completamento della nuova fabbrica. Ricalcando l’assetto quattrocentesco, la Cattedrale mostra una pianta a tre navate; la sobria decorazione neoclassica di paraste e capitelli è scandita dagli altari delle navate laterali che conservano tele di grande pregio storico-artistico. Da sinistra: (II altare) L’imperatore Eraclio porta la Croce di Palma il Giovane (1548-1628); (IV altare) Annunciazione di Raffaello Motta da Reggio (notizie dal 1550 al 178). A destra: (II altare) Traslazione della Santa Casa di Loreto di Claudio Ridolfi (1570 ca.-1644); (III altare) Martirio di S. Sebastiano di Federico Barocci (1535-1612); (IV altare) S. Cecilia di Federico Barocci, da Raffaello.

Sull’altare maggiore troneggia l’Assunta con S. Crescentino e il Beato Mainardo di Cristoforo Unrterberger (1723-1798). Nell’abside, le cappelle laterali risparmiate dal sisma, sono veri e propri scrigni d’arte. La Cappella di sinistra, dedica- ta al SS. Sacramento, è stata rinnovata a partire dal 1568 grazie al sostegno economi- co del Duca di Urbino Francesco II Maria della Rovere. Proprio per questo sacello Federico Barocci realizza uno dei suoi indiscussi capolavori, l’Ultima cena (1590-99).

La Cappella della Concezione è stata ristrutturata alla metà del XVII secolo mentre le tele poste alle pareti furono commissionate da Papa Clemente XI (1700-1721), Natività della Vergine (1709) di Carlo Cignani (1628–1719), Assunzione della Vergine (1707) di Carlo Maratta (1625–1713).

L’abside conserva un frammento d’affresco riferibile all’inizio del XIV secolo e attribuibile all’ambito dei senesi Lorenzetti, proveniente dall’antica cattedrale e reimpiegato già nella fabbrica martiniana.

Oratorio della Grotta

Nella Cattedrale romanico-gotica, è documentata la cripta che custodiva le reliquie di S. Crescentino martire dopo la traslazione ad Urbino nel 1068 dalla vicina Città di Castello, ad opera del Beato Mainardo Vescovo. Nel rifacimento della chiesa rinasci- mentale, nei locali corrispondenti alla zona sottostante l’abside, vennero ricavati tre ambienti destinati ad usi profani. Nel 1501 su concessione di Guidobaldo I Montefeltro duca di Urbino, vi si insediò la Confraternita del Crocifisso e, nel primo ven- tennio del XVI secolo, le stanze furono trasformate nelle Cappelle della Nascita, Morte e Sepoltura di Cristo, costruendo un itinerario liturgico che immaginava di ripercorrere i luoghi del pellegrinaggio in Terrasanta.

Dal secolo successivo, le grotte acquisirono un altro ambiente che su progetto dell’architetto urbinate Muzio Oddi, divenne cappella dedicata alla Resurrezione e conclusione del percorso devozionale di cui le opere d’arte custodite sono ancora oggi viva testimonianza. Il terremoto del 1789 determinò la caduta della cupola della Cattedrale e il crollo del soffitto della sottostante cappella centrale. L’attuale assetto si deve all’architetto incaricato della ristrutturazione del Duomo, Giuseppe Valadier, che concepì il rifacimento in stile neoclassico, con colonnati perimetrali in ordine dorico e soffitto a volta, scandito da riquadri in stucco con gli Evangelisti e gli emblemi della passione. Intorno al 1597, l’ultimo duca di Urbino Francesco II Maria della Rovere scelse questo luogo come suo mausoleo e commissionò il gruppo scultoreo che avrebbe dovuto ornare il sepolcro; essendo la sua morte preceduta da quella del figlio Federico Ubaldo, la Pietà in marmo e pietra fu utilizzata per la tomba di quest’ultimo; la scultura è opera dell’artista fiorentino Giovanni Bandini (1540-1599).

L’Oratorio della Grotta, suddiviso nelle quattro cappelle che non presentano più l’ordine liturgico originario, è parte integrante del Museo Diocesano Albani, ospitando una parte della collezione. Il percorso espositivo nel rispetto del luogo di culto e di pietà, si propone come sede di mostre temporanee, con un’attenzione anche all’arte contemporanea. L’itinerario liturgico si conclude con il monte del Calvario all’interno del quale era originariamente posizionato il gruppo scultoreo attualmente collocato davanti al Golgota stesso, che racconta il Compianto sul Cristo morto. Realizzata da una bottega emiliano-romagnola nel II/III decennio del XVI secolo, l’opera esprime la personale partecipazione del fedele all’ “esperienza del sepolcro” e si inserisce nella secolare tradizione delle sacre rappresentazioni che scan- divano la vita liturgica delle comunità cristiane fin dal Medioevo.

 

TESTO TRATTO DA https://www.museodiocesanourbino.it/it/oratorio/23/index.aspx