San Leo 

Attraverso la visita guidata nel borgo antico, le vicende storiche di San Leo sono leggibili soprattutto grazie ai preziosi monumenti d’arte che la città gelosamente conserva quali esemplari testimonianze di epoca medioevale: la Pieve preromanica, il più antico monumento religioso del Montefeltro, a tre navate con il pregevole Ciborio del IX sec., il Duomo, dedicato al Santo Patrono Leone, mirabile esempio dello stile romanico, con cripta e ampio presbiterio rialzato, in origine comunicante direttamente con la Torre campanaria, il cui perimetro quadrato ingloba  una costruzione a pianta circolare più antica. Il “Monte della Guardia”, dove sorge la torre, è il punto panoramica della città. A tutto ciò va aggiunta la Fortezza*, imponente complesso difensivo progettato da Francesco di Giorgio Martini quale elemento determinante per il controllo del territorio del ducato di Federico da Montefeltro. Fu costantemente oggetto di contesa tra Malatesta e Montefeltro, fino al 1441 quando fu conquistata dal futuro duca di Urbino.  Nel XVII divenne carcere di massima sicurezza dello Stato della Chiesa, e qui fu rinchiuso nel 1791 l’alchimista,  guaritore e taumaturgo Giuseppe Balsamo, Conte di Cagliostro, nella suggestiva Cella del Pozzetto.

 

 

Il Forte Rinascimentale

Il possente masso calcareo di San Leo, trasportato nel Miocene dal Tirreno verso l´Adriatico, con le pareti perimetrali scoscese e perpendicolari al suolo, costituisce di per sé una fortezza naturale.

I Romani, consapevoli di tale straordinaria attitudine, costruirono una prima fortificazione sul culmine del monte.

Durante il Medioevo, la fortezza venne aspramente contesa da Bizantini, Goti, Franchi e Longobardi.

Berengario II, ultimo re del regno longobardo d’Italia, venne qui stretto d’assedio da Ottone I di Sassonia, tra il 961 e il 963. In questo periodo la fortezza assunse il ruolo di Capitale d'Italia.

Intorno alla metà del XI secolo, da Carpegna scesero a San Leo – allora chiamata Montefeltro – i conti di Montecopiolo; da questo importantissimo feudo, essi trassero il nome e il titolo di conti di Montefeltro.

Nella seconda metà del Trecento, la fortezza venne espugnata dai Malatesti che si alternarono nel suo dominio ai Montefeltro sino alla metà del secolo successivo.

Nel 1441, il giovanissimo Federico da Montefeltro fu protagonista di un’ardita scalata della Rocca. Nel frattempo, l’arte della guerra aveva conosciuto determinanti innovazioni e la fortezza con la sua struttura medioevale, composta di semplici torri quadrangolari scarpate, disposte a recinto del mastio centrale, non era più in grado di sostenere l’avvento delle armi da fuoco.

Federico affidò al grande architetto e ingegnere senese Francesco di Giorgio Martini il compito di ridisegnare la rocca e approntarla alle nuove esigenze di guerra.

La nuova forma, che ridisegnò completamente l’architettura del forte, prevedeva una risposta al fuoco secondo i canoni di una controffensiva dinamica che potesse garantire direzioni di tiri incrociati. Per questo motivo i lati della rocca erano dotati di artiglieria e le vie d’accesso, defilate dalla traiettoria del fuoco nemico, erano protette da avamposti militari. La fortezza veniva a costituire così il culmine di un sistema guerresco che si estendeva a tutto il masso.

Il forte di San Leo assunte così un emblematico significato tanto che il Bembo ebbe a definirle ‘’fortissimo propugnacolo e mirabile arnese di guerra’’, ammirevole punto d’incontro tra natura e arte.

Nel 1502, Cesare Borgia, detto il Valentino, sostenuto da Papa Alessandro VI, riuscì ad impadronirsi della fortezza. Tuttavia, alla morte del Papa (1503), Guidobaldo da Montefeltro ritornò in possesso dei suoi domini sino al 1516, quando le truppe fiorentine capitolate da Antonio Ricasoli, spalleggiate alla corte papale da Leone X de’ Medici, penetrarono nella città e fecero capitolare la fortezza.

I Della Rovere ripresero San Leo nel 1527 e la tennero sino alla devoluzione del Ducato di Urbino al dominio diretto dello Stato Pontificio nel 1631.

Dal 1631 la Fortezza venne adattata a carcere nelle cui anguste celle, ricavate dagli originari alloggi militari, furono imprigionati patrioti risorgimentali dei quali il più celebre fu Felice Orsini e liberi pensatori come il palermitano Cagliostro.

Anche dopo l’Unità d’Italia, la fortezza continuò ad assolvere la sua funzione di carcere, fino al 1906. In seguito, per otto anni, ospitò una ‘’compagnia di disciplina’’ fino al 1914.

Oggi la Rocca, ripulita dalle sovrastrutture ottocentesche che ne alteravano le eleganti linee rinascimentali, è tornata al suo splendore architettonico che ne fa una delle più celebrate testimonianze di arte militare, in una cornice di storia e di arte tra le più belle d’Italia.

 

Testo tratto da http://www.san-leo.it/monumenti-musei/centro-storico/il-forte-rinascimentale.html